• Numero #6
    DAVID BOWIE, JOHNNY CASH
    WILKO JOHNSON EDITORS, RICHARD SINCLAIR
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    Musica, concerti, arte, libri, cinema e molto altro…
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NOVEMBRE 2013

di Max Stefani ( max@outsiderock.com )

Che sia stato positivo o negativo non mi sento d’esprimere un’opinione in merito all’aumento dell’Iva al 22%, non ho sufficiente preparazione in merito. Quello che non posso fare a meno di notare è che anche i dischi sopportano il nuovo balzello. Sono almeno 20 anni che si parla di portare l’Iva sui dischi al 4%, come è per i libri, ma nessun Governo, al di là di flebili promesse in campagna elettorale, si è mai davvero impegnato in questa direzione. D’altra parte per il 90% dei nostri parlamentari la musica non è mai stata “cultura”, quindi forse è il caso di mettersi l’anima in pace.

Si è svolto a fine settembre il MEI di Faenza. È sempre di più un baraccone, ma è comunque l’unica cosa che si costruisce intorno alla nostra musica, indie o meno che sia. Come al solito una valanga di premi dei quali ci si scorda il giorno dopo.

Un po’ come mi è capitato lo scorso mese per il premio “Macchina da scrivere” organizzato dalla Toast Records di Torino, che fa capo al bravo Giulio Tedeschi, per la mia autobiografia “Wild Thing”, come “Libro unico nel panorama musicale italiano di sempre. Una biografia che si dipana tra le mille avventure donchisciottesche della scena rock italiana dagli albori (o quasi) ad oggi. Ricordi personali, testimonianze sul campo, frammenti testuali & fotografici carpiti in ogni luogo e cuciti insieme da un uomo (l’autore) che nonostante tutto dimostra di crederci con feroce, incosciente, lucida determinazione”.

La cosa mi ha fatto piacere, anche perché ho sempre fatto a cazzotti con la lingua italiana, ma non si tratta certo del Pulitzer. Un aspetto tutto sommato piacevole è stato accorgermi del travaso di bile dell’ex-lobby torinese del Mucchio, ormai circoscritta praticamente solo ai blog ma agguerrita e inferocita contro di me come non mai.

Ritornando al MEI, quest’anno, tra le centinaia di premi, uno è andato a “Onda Rock”, come “migliore sito web di informazione musicale e culturale del 2013”. “Onda Rock” ha debuttato intorno al 2001. Mi sembra anche di ricordare che intorno al 2004-2005 mi contattarono per trovare una sorta di collaborazione. Già allora era chiaro che bisognava puntare sulla parte web che alla lunga avrebbe ucciso la carta stampata. Se il Mucchio dieci anni fa avesse avuto la lungimiranza di fare una “fusione” con “Onda Rock” (o addirittura in proprio perché le condizioni c’erano) oggi non starebbe morendo tra l’indifferenza generale... Basta pensare a tutto il materiale scritto dal Mucchio in 35 anni, potenzialmente disponibile con un solo clik!

Chiaro che “Onda Rock” (come anche “Sentire Ascoltare” o “Il Sussidiario”) sono un ennesimo problema per le riviste musicali cartacee. Come combattere qualcosa di ben fatto e gratuito che arriva un mese prima? Non è un caso che “Outsider” sia stato concepito proprio come non vincolato alla stretta attualità.

È lo stesso problema che noi editori abbiamo dovuto affrontare a inizio anni Novanta con “Musica!” di Repubblica. E che per certi versi è continuato con “XL”. 300 pagine a 1 euro ?!? La prossima chiusura di “XL” non ha certo a che vedere con i siti a contenuto gratuito, ma quella di “Jam” sicuramente sì. D’altra parte “Jam” ha scontato anche la concorrenza con “Buscadero” (scritto peggio ma che vendeva il doppio – 7mila contro 3mila) e con... Outsider. Mi verrebbe da dire che gli abbiamo dato il colpo di grazia ma spero non sia così. Già mi accusano di tante cose che non ho fatto... non ne aggiungiamo altre.

Da quello che so a “Onda Rock” i collaboratori contribuiscono tutti a titolo gratuito. Il sito non ha sponsor e non ha dunque alcuna entrata. Né mai l’avrà.

Proprio per questo c’è un continuo via vai fra i collaboratori, ma forze fresche intenzionate a scrivere si trovano sempre. Io personalmente lo leggo sempre con piacere e ci sono molte firme valide come Matteo Meda, Alberto Pasquini, Francesco Giordani, Claudio Lancia (che scrive anche su queste pagine), Michele Saran, lo stesso fondatore Claudio Fabretti. Mi verrebbe da dire che potrebbero essere la nuova generazione di “critici” destinati a mandare in pensione la nostra. Ma.. c’è un “ma”.

Detto che questi ragazzi scrivono bene e si sono prodigati nello studio, purtroppo hanno una conoscenza del rock basata solo sui libri e ovviamente sull’ascolto dei dischi. È una conoscenza in un certo senso fredda, distaccata, un po’ come un chirurgo che si laurea con il massimo dei voti e non ha ancora visto un vero corpo umano. Io ad esempio ho visto i Led Zeppelin sul palco nel 1972, ho vissuto a Londra, a Parigi, ho girato gli States in lungo e in largo incontrando cani e porci, andandoci a cena, condividendoci esperienze, donne. Lo stesso vale per Giancarlo Trombetti o Alberto Castelli. Insomma, pur vivendo ai confini dell’impero, abbiamo una conoscenza del rock in tutti i suoi numerosi aspetti, anche quello reale.

Quasi tutti questi baldi giovani invece non hanno mai attraversato la frontiera. Tutti hanno come mito Lester Bangs ma non hanno un briciolo della sua irriverenza e provocazione o umorismo. Quelle caratteristiche che gli hanno sempre risparmiato le critiche che avrebbe meritato quando, pure lui, prendeva le sue indimenticabili e inevitabili toppe... le nuove leve sono accademiche e credo che questo farà sempre la differenza.

Purtroppo credo che non recupereranno mai la distanza perché lo vietano proprio il mercato e la Storia: ormai gli anni d’oro del rock sono passati. Anche se potessero andare in giro con i National o con gli Strypes non arricchirebbero di molto il loro background. Perfino noi, che pure abbiamo preso il treno giusto al momento giusto, siamo sempre rimasti ai confini dell’impero.

E poi c’è da aggiungere che la carta stampata per chi è sopra i 40 anni resterà sempre qualcosa di bello e insostituibile, perché sfogliare un giornale è un’emozione impagabile. Forse le giovani generazioni ne fanno tranquillamente a meno, ma anche i ragazzi che scrivono su web, o hanno blog, più o meno visti, sotto sotto, si sentono sempre delle contro figure. Basta notare come soffrono molti vecchi critici costretti a limitarsi ai loro blog. Si sentono come animali in gabbia. E il fatto di lavorare gratis, dopo l’iniziale emozione di leggersi sullo schermo, alla fine non basta più.

Per quanto riguarda questo numero ce n’è per tutti i gusti: David Bowie (che confesso di non aver mai amato molto, ma la scelta conferma come questo giornale sia a 360 gradi, fatta salva la qualità), Johnny Cash, Dr. Feelgood, Caravan, Editors. Se poi ci mettiamo anche Devo, Gov’t Mule, Beatles, Sly And The Family Stone, Dylan raggiungiamo quasi la perfezione. Buona lettura.

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