• Numero #7
    CHUCK BERRY, RAY DAVIES, VAN MORRISON
    ELLIOT SMITH, COMMANDER CODY, LA STRANA COPPIA
    AI CONFINI DELLA REALTA', NIN
    Musica, concerti, arte, libri, cinema e molto altro…
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DICEMBRE 2013

di Max Stefani ( max@outsiderock.com )

“Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste” (Raymond Carver)


La cosa più bella di “Outsider”? La scelta della copertina.

Da che mondo è mondo, deve essere appetibile, attirare lettori e, ovviamente, seguire la linea editoriale. Insomma un compromesso tra esigenze di qualità e di commerciabilità. Non ho mai seguito troppo queste regole nella mia vita di direttore e anzi spesso ho deviato di brutto. Facendo copertine brutte, offensive, provocatorie, anti commerciali, furbe (che ci stanno) che se poi vai a vedere sono quelle più ricordate.

Il numero più venduto di “Duel” fu quello con in copertina una ragazza nuda per un servizio sui film porno. E mi capita ancora oggi di essere fermato per i complimenti per quella della “escort” sul “Mucchio”, così come vengono ricordate quelle con Che Guevara, il prete con l’erezione, o quella “sbagliata” su Jeff Buckley... Con Outsider è ancora peggio. O meglio, dipende dai punti di vista. Il primo che si sveglia, tra me Castelli e Trombetti, decide che fare.
Alberto magari su questo numero avrebbe scelto Charles Bradley. Trombetti un altro Zappa o Lou Reed (J).
Alla fine è andato Chuck Berry, che è quanto di più anti commerciale possibile. Elliott Smith avrebbe attirato molto di più, perché è stato un grande songwriter ed è morto di morte violenta. Van Morrison ha in Italia tanti estimatori e Moondance è quello che si dice un “disco perfetto”. E perché non fare Lou Reed? Di materiale da riprendere ce n’è a bizzeffe, invece che il “dead flowers” tutto sommato contro corrente, anche se onesto fino all’autolesionismo, e che servirà solo a far incazzare qualcuno? Lo ammetto: a volte mi complico la vita.

Ma pensateci: chi ha mai dato in Italia una copertina a Chuck Berry? Una foto del 1957 per giunta! Nessuno. Tanto meno oggi! È la stessa linea che ha portato Fiumani su ottobre. Tutti avrebbero messo Cobain. E il rischio di mettere Bowie su novembre con tutti gli amanti di Bruce e Tom Petty a storcere il naso? Quando poi Johnny Cash avrebbe fatto tutti contenti? Poi su gennaio arriverò all’estremo. Di sicuro c’è solo una cosa: quale che sia la tua scelta scontenti sempre qualcuno. So benissimo come possiamo essere noi italiani: sempre Guelfi e Ghibellini e comunque tutti allenatori della nazionale di calcio.

Ognuno vorrebbe un giornale fatto secondo i propri gusti e se c’è qualcuno che non la pensa come noi è uno stronzo o comunque in malafede, o ignorante o non preparato. E visto che facebook è una porta aperta, tutti urlano aggressivi le proprie ragioni convinti di essere sempre nel giusto. Devo dire che se mai un giorno andrò in pensione, la prima cosa che farò sarà chiudere facebook.
Ma veniamo a noi.

Outsider sta andando molto bene.
Molti ci sollecitano ad uscire in edicola non solo a Milano e Roma.
Vorrei ribadire che Outsider è nato per essere disponibile solo x abbonamento, cartaceo o pdf che sia. Abbiamo fatto un’eccezione per gli aeroporti e per Milano/Roma ma non è questa la nostra strada. Ci sta la creazione degli “outsider point” ma non andremo oltre. Anzi, potrebbe essere che decideremo di usciremo del tutto dal canale delle edicole. A Milano e Roma vendiamo bene ma restiamo dell’idea che non abbia senso mandare al macero metà delle copie in resi.

Il “canale edicole”, così come è diventato, è sorpassato. Di conseguenza invitiamo quanti comprano il giornale ad abbonarsi. Come già scritto, il nostro scopo è raggiungere almeno i 3000 abbonati, cifra che ci consentirà di uscire per un anno, pagando tutti: fornitori, collaboratori, foto, traduttori, l’acquisto degli articoli, la grafica.

Sembrerà strano ma un giornale fatto al 80% di traduzioni ha costi molto alti. Siamo ancora a quota 400. Vedete voi.
Questo mese chiudono “Jam”, “Xl” e pare anche la versione italiana di “Classic Rock”. Ci metterei anche “Pulp Libri” che è stato suicidato nel passaggio di proprietà di “Rumore”. Più che altro perché l’abbiamo iniziato io e Sorge, quando eravamo soci. Dispiace tanto, e non lo dico per fare il paraculo, so benissimo che la ressa alla mangiatoia si sfoltisce e che arriveranno nuovi lettori per questa rivista. Al di là delle solite considerazioni sul caso specifico e sull’editoria musicale in Italia, credo si debba capire una cosa. I negozi di dischi chiudono, i locali che fanno musica live chiudono, tanti festival non ci sono più, la riviste chiudono, i cd si non vi vendono più, le librerie chiudono, i cinema chiudono, i teatri chiudono. Lo Stato tratta la pubblica istruzione di merda. Siamo e saremo sempre più barbari. Altra cosa.

Io della categoria ‘giornalismo musicale’ non ho mai difeso neppure me stesso, e c’è gente, che conosco bene perché l’ho allevata, veramente di merda, però mi da’ alquanto fastidio ciò che sento dire in giro da più parti: “Ah, quella rivista è morta? Ben gli sta, chi si credevano di essere quelli lì? Quell’altra testata ha chiuso? Finalmente! Io ho sempre e solo comprato la versione inglese”. Etc, etc, etc.
È gente che non sopporto. Non fanno un cazzo nella vita, mai rischiato niente con il culo bello al caldo, gli da fastidio quando gli altri fanno qualcosa e godono quando gli va male.

Mi piacerebbe contenessero l’accidia, smorzassero la presunzione e portassero un po’ di rispetto a chi rischia di suo. Possibile che restiamo sempre il paese dove sono tutti froci con il culo degli altri?

Nelle pagine seguenti troverete pane per i vostri denti.
Lo speciale su Van Morrison/ Moondance toglierà il sonno a qualcuno (J).
Come il bellissimo pezzo su Elliott Smith, a poco più di dieci anni della sua morte. Quello su Commander Cody è una chicca x collezionisti. L’uscita della “deluxe edition” di Mushwell Hillbilly dei Kinks è quello che aspettavamo per rendere onore a quella persona bellissima che è Ray Davies. Perché poi, alla fine, amiamo tutti i musicisti, ma quelli che teniamo un gradino sopra sono quelli che si rivelano, oltre che bravi musicisti, anche delle brave persone. Si chiamino Davies o George Harrison, Ry Cooder, Stan Ridgway, Bill Wyman, Little Steven, Robert Plant, Robbie Robertson o Jonathan Richman. E poi a 360 gradi: le ristampe di Clapton, Nina Simone, Ray Charles, Hendrix, Robert Wyatt, Paul Simon, John Hiatt, Nillson... i nuovi dischi di Bromberg, Black Joe Lewis, Jonathan Wilson... e in “Mixed Up”: Lou Reed, Sèbastien Tellier, Townes Van Zandt, Fiumani, Joseph Arthur, Arctic Monkeys, Garland Jefferys, Carolyne Mas, Bob Dylan, Los Lobos, Martin Scorsese...

Il mio augurio è che vi divertiate a leggere questo giornale quanto noi a scriverlo.
Buona lettura e ... buon 2014.

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