MARZO 2014

di Max Stefani ( max@outsiderock.com )

La musica è un po' come la scienza... puoi reinventare la ruota dieci, venti, mille volte ma sará sempre una ruota. Il vero valore risiede nel “contribuire”, non nel riproporre (per non dire copiare). - Anonimo

* Facciamo un’altra musica, senza frontiere e magari con qualche guadagno in più (e più sicuro) per chi la crea e produce, sennò resteremo senza. Partendo da questo assunto, il Parlamento Europeo ha adottato un impianto di nuove norme sulla musica d'autore con le quali mira ad agevolare i fornitori online a ottenere le licenze per lo streaming di musica in più di un paese europeo. La legge, già informalmente concordata con il Consiglio, si propone di stimolare lo sviluppo di servizi di musica online a livello europeo per i consumatori, e garantire che i diritti degli artisti siano maggiormente protetti e le royalty versate tempestivamente.

Ci vuole, nel mondo delle sette note che cambia.
La vendita dei prodotti tangibili è in calo, i cd stanno sparendo, i vinili tornano alla grande ma pur sempre di nicchia sono. Gli artisti si finanziano coi concerti e il merchandising per compensare l’emorragia dei download illegali.  

Chi scarica, uccide davvero la musica che, a dire il vero, non è mai stata così a buon mercato come oggi. Una prova? Al valore attuale, un disco a 33 giri comprato nel 1982 costerebbe poco meno di 32 euro, che allora erano 12 mila lire. I cd costano meno della metà se li compra nei posti giusti. E pure i vinili sono meno cari, mentre i concerti sono andati alle stelle. I concerti che organizzavo a fine anni settata con Claudio Trotta costavano 3000 lire. Oggi sarebbero 6 euro. È cambiato il mondo.  

Non è difficile trovare in Rete i punti principali della direttiva Ue che entrerà in vigore nella primavera del 2016.   Funzionerà?

* Stavo distrattamente dando un’occhiata ai dati Istat fine 2013 e mi è caduto l’occhio sul rapporto degli italiani con la lettura: “lettori calati dal 46 al 43 %. Quasi la metà del 46% non ha letto più di 3 libri in un anno. Una famiglia su dieci dichiara di non avere nemmeno un libro in casa. Negli ultimi tre anni chiuse 500 librerie (sopravvissute 2000)”.
Se a questo si accoppia la situazione ancora più disastrosa dei dischi (e dei negozi), è un dramma non solo culturale, ma civile. A questo proposito: “Quando una vocale in più o in meno fa tutta la differenza del mondo”. È il caso del tanto sbandierato, all'epoca dell'approvazione del decreto Destinazione Italia, "bonus libri": lo sgravio fiscale del 19% sui libri (scolastici e non) acquistati da utenti singoli o società. Che, dopo un emendamento approvato nei giorni scorsi dalle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, si è trasformato però in un "bonus librai". Visto che a beneficiarne saranno solo gli esercizi commerciali. Con un'eccezione: gli studenti delle superiori che si vedranno riconoscere un buono lettura da spendere presso le librerie che aderiranno all'iniziativa.
Ancora una volta lo Stato italiano ha dimostrato la propria indifferenza alla cultura, ai cittadini, alla parola data. Tre cose, il rispetto delle quali, mi sembra, formerebbero l’onore di una classe dirigente.
Un paese che non si prende cura della cultura è destinato alla “barbaria”, a diventare un “Paese qualunque”.

Avete presente chi sono gli Hater?
L'hater non parla davvero alle tue spalle, perché lo fa su fb e nei forum, e in realtà lo fa per farsi leggere, per farti sapere che ti odia, per farti male. Gli hater non si possono sconfiggere, al massimo occasionalmente smerdare, bisogna conviverci. Io ho tanti hater, anche se ne farei volentieri a meno.
Dice che è Il bello della democrazia del web. Boh, sarà, io ho solo la sensazione che, ormai, non si possa dire più nulla di nulla senza scatenare reazioni scomposte, "violente" e partigiane.

Così in questo mese mi sono beccato del “ladro” (perché avrei rubato dal sito di Fiumani il materiale con cui facevo la sua rubrica), del “razzista” (perché ho osato accennare al fatto che forse uno dei motivi per cui Dylan si è prestato alla campagna pubblicitaria di Marchionne – Chrysler/Fiat – poteva essere la dote nel maneggiare il denaro degli ebrei) del “fascista” (perché ho osato dire che la deputata grillina se fosse rimasta al suo seggio come educazione e rispetto dell’aula vorrebbe, avrebbe evitato quella manata in faccia da parte del Questore), dell’incapace ruffiano (in merito alle quattro copertine uguali di febbraio “Rumore/Mucchio” su St. Vincent e “Outsider/Buscadero”, su Bloomfield. Ma santoiddio di che dovrebbero parlare le riviste di musica rock se non di musica rock? E allora le copertine uguali ci stanno ogni tanto. Quando in Inghilterra c'erano quattro settimanali “Melody Maker”, “Disc”, “Record Mirror”, “NME” qualcuno si stupiva che succedesse? No. Non che succedesse spesso con le stesse foto (forse in Inghilterra erano più attenti) ma gli artisti erano spesso gli stessi.
E i quotidiani non parlano tutti delle stesse medesime cose? Dovremmo chiuderli tutti eccetto uno? E poi: “L’Espresso” e “Panorama”? Semmai approfittiamone per giudicare le riviste in base alla qualità degli articoli, delle foto, della carta etc. E scegliamo di comprare quella migliore.
È vero che purtroppo è il mercato a decidere chi rimanga e chi salti - per logiche che a volte non hanno niente a che vedere con la qualità - ma è giusto che sia anche la qualità a fare la selezione. Quindi approfittiamone per fare la nostra scelta: e non dimentichiamo che la concorrenza stimola l’ingegno.


Intanto divertitevi a leggere questo numero, come noi a costruirlo.
Ry Cooder, Quicksilver Messeger Service/Bo Diddley, Charles Bradley, Blasters, Crosby, Barzin, Damiem Jurado, Prince, King Krule… Ce n’è per tutti i gusti ma sempre musica di qualità.

Max Stèfani

Questo numero è dedicato a Mauro Salvatori, penna storica della rivista “Chitarre” che ho fondato con Andrea Carpi, e ambedue lasciato a fine anni novanta. La pagina fb di Allan Holdsworth lo ricorda così: «R.I.P. Mauro Salvatori di “Chitarre”, una grande rivista chitarristica italiana”.

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