• Numero #4
    FRANK ZAPPA, ROD STEWART, SMASHING PUMPKINS
    BLONDIE, KINGS OF THE BLUES, GANG + BIACCHESSI
    LOUIE LOUIE, SHUGGIE OTIS, NATIONAL
    Musica, concerti, arte, libri, cinema e molto altro…
  • I NOSTRI ABBONAMENTI
    Il giornale sarà essenzialmente in vendita per abbonamento, sia cartaceo che PDF.
    Scegli quello che fa al caso tuo cliccando il pulsante qui sotto.

SETTEMBRE 2013

di Max Stefani ( max@outsiderock.com )

"Se penso che Monti ha la stessa età di Mick Jagger, non posso che concludere che la droga fa bene" (cit.)


Una delle domande che mi viene posta più di frequente, è quella nella quale mi si chiede quale sia la cosa più difficile nel dirigere un giornale. Beh, dopo 40 anni, posso dare una risposta precisa: i rapporti con i collaboratori, con la squadra che poi dà forma al giornale. Fare un timone, scegliere gli articoli, trovare le foto, editare i testi e perfino la parte amministrativa/societaria alla fine scorrono veloci, specie dopo tanti anni. Invece scegliere chi scrive, farlo rendere al massimo, fare in modo che tutti vadano d’accordo con gli altri, richiede una laurea in psichiatria. Anche perchè sono tanti e tutti diversi.

Non voglio fare il verso a Berlusca ma l’analogia con l’allenatore di sport di squadra è molto vicina. Chi non ricorda il vaffanculo di Chinaglia in diretta a Bearzot al momento della sua sostituzione? Come in ogni squadra, ogni attore è diverso dall’altro: chi è timido va incoraggiato, che è paranoico va tranquillizzato; poi c’è chi è geloso, chi tranquillo, chi va trattato male, chi è una testa di cazzo. Ricordo uno al quale non era possibile neanche togliere una virgola dal suo testo, pena un rompimento di coglioni che durava settimane. Era (è) supponente come pochi e falso come Giuda. Un altro aveva la straordinaria capacità di far diventare sue tutte le idee che gli proponevo. E ci credeva. Un caso niente male. Una ragazza mi fece fare una delle più brutte figure della mia vita davanti a un notaio. Saliva sui tavoli... Irruente nei rapporti con gli altri e nel modo di scrivere (però bellissimo devo dire).

C’è chi ha sbattuto la porta del giornale per una copertina sbagliata, chi sapeva del tradimento di “Velvet” ma si guardò bene dall’avvertirmi, chi ha dato fuori di matto perché, sullo stesso argomento, ho scelto quello di un altro. Come se il mio lavoro non fosse scegliere cosa pubblicare. Per fortuna ho lavorato anche con delle bellissime persone. Penso a Ronzani, Biamonte, Tettamanti, Mongardini, Del Papa, Alberto Castelli e tanti altri. Ovviamente tutto questo fa parte del gioco. Però di una cosa ci raccomandiamo sempre tutti noi “direttori”: i panni sporchi si lavano in casa. Purtroppo in questo senso Internet non ci ha dato una mano. Un contrasto su un articolo, un pezzo che non piace o che magari non rappresenta perfettamente il tuo giornale, e subito, senza pensarci, si va su facebook e si spara.

Il che genera un’infinita serie d’interventi, perché a quel punto tutti si sentono autorizzati a dire la loro. Spesso senza neanche sapere di cosa si stia parlando ma è una ghiotta occasione per sfogarsi, spalare merda e sentirsi importanti. Quando ho pensato ad “Outsider” avevo ben presente questa situazione, anche perchè sono passato (anzi sto ancora passando) sotto le forche caudine dei tanti ingrati ex-collaboratori al “Mucchio”. Con un giornale tradotto al 70% tradotto mi sono tolto un bel peso, o almeno ho ridotto, se non eliminato, notevolmente gli incidenti di percorso. Ho scelto accuratamente i collaboratori, valutando anche l’aspetto umano, cosa che in passato spesso non ho fatto. Veniamo a noi.

Al di là del coro generale di lodi (meritate penso, perché sono cosciente che stiamo facendo veramente un bel giornale, soprattutto “diverso” dai nostri concorrenti), qualcuno mi dice che 6 recensioni di dischi nuovi sono poche. A questo ho già risposto nell’editoriale del n.1. Non c’interessa seguire le novità. Lo facciamo ma con molta calma. Siamo un giornale di riflessioni, da leggere riposati, con gusto e piacere. Come vorrei ribadire che trattiamo di musica a 360 gradi, purchè sia di qualità. E quindi ci si possono trovare articoli su Jethro Tull e Pink Floyd come su Tom Petty, Rod Stewart, Flaming Lips, Queens Of The Stone Age, John Martyn, Allman Brothers, Blondie e Eagles. Nonché cose più nuove come National, Grant Hart, Phoenix, Boards Of Canada. Come sottolineo che ci occupiamo di rock italiano solo in certe occasioni, magari con personaggi interessanti. Che abbiano insomma anche un cervello che funziona. Vedi Umberto Palazzo (n.1) o prossimamente Fiumani.

Per il resto, purchè l’articolo e/o intervista abbia sostanza, tutto si può dire e si può parlare di tutto.
Non siamo un giornale di “solo” rock americano o progressive, black o country.
Cerchiamo di stare sopra queste divisioni del cazzo.
Questo a scanso di equivoci per chi legge e… chi ci scrive.


Un’altra questione postami: come mai niente politica?

Quando, lasciato in mezzo a una strada dalla casa editrice del Mucchio a fine 2011, Paolo Corciulo mi ha dato l’opportunità di co-dirigere “Suono” (e non lo ringrazierò mai abbastanza perchè avevo due gemelle di 3 mesi e nemmeno i soldi per comprare da mangiare), la prima cosa che avevo pensato di realizzare era una continuazione del Mucchio, ma fatta come volevo io e come da anni mi si impediva di fare. Sono stato il primo a coniugare a metà anni ottanta la musica con il cinema, i libri, la politica e in molti mi hanno seguito. Poi giustamente Paolo mi ha fatto notare che “Suono” aveva una sua storia e una sua identità che non poteva cambiare così radicalmente e che non potevo fare il “Mucchio dentro Suono”. Questo comportò il sacrificio di quanto accuratamente preparato. C’è chi la prese bene (Massimo Causo, cinema), male (Francesco Pacifico, libri), malissimo (Massimo Del Papa, politica) ma col senno di poi mi sono reso conto che quell’idea ha fatto il suo tempo.

Per questo “Outsider” è un giornale solo musicale, a parte qualche escursione in Mixed Up.

Sapete comunque qual’è la conseguenza più bella di questa scelta? Che dopo 30 anni in cui ho letto 3-4 quotidiani al giorno, senza contare i settimanali e i mensili, italiani e esteri, adesso… ho smesso. E’ una sensazione dolcissima e appagante scrivere o occuparsi solo di musica e di cultura. Ho già dato con denunce per diffamazione, avvocati, processi etc. Non è un ritiro sull’Aventino, è che ne avevo le palle piene. Lascio ad altri questo ingrato compito.

Un appello finale. Abbonatevi.

“Outsider” è un progetto per certi versi innovativo (anche per come è venduto – la scelta di non andare al massacro in edicola a parte aeroporti, Milano/Roma e una trentina di negozi) ma per sopravvivere ha bisogno di almeno 3000 abbonati. Senza questi numeri abbiamo un anno di vita, perchè “Outsider” costa 15mila euro al mese. So che la situazione economica di noi tutti è pessima (qualcuno mi ha anche fatto notare che l’abbonamento in digitale ha un costo eccessivo - 25 euro, sono poco più di 2 euro a copia?!?), ma queste sono le cifre che ci consentono l’esistenza.

Non è un ricatto o una supplica, semplicemente una constatazione della quale è giusto farvi parte.
Credeteci e seguiteci.

COMMENTI